16 giugno 2009

PAKEEZAH




Innanzitutto questo non si può considerare soltanto un film. Le sue riprese continuarono per oltre quattordici anni e le vicende personali del regista e della sua protagonista si intrecciarono con l’evolversi della trama; Pakeezah venne spesso sospeso e dimenticato per essere tirato fuori più tardi e sottoposto a cambiamenti.
Kamal Amrohi aveva sposato la bellissima Meena Kumari nel 1952, lei, il vero romanzo della sua vita, gli fece dimenticare moglie e figli e lo trascinò in una nuova fase della sua produzione cinematografica. Iniziò a materializzarsi il progetto di un film in grado di essere contemporaneamente intimo ma grandioso, classico ma innovativo, spettacolare e fuori dagli schemi, capace di creare per la sua Meena il personaggio migliore che le sia stato mai proposto, nel quale avrebbe potuto riversare le sue inquietudini innate, la sua eleganza e i suoi stessi timori. Ma la dipendenza dell’attrice dall’alcolismo iniziò a mettere in dubbio la riuscita di Pakeezah e a seguito della crisi coniugale la pellicola venne addirittura dimenticata. Nell’ultima fase della sua carriera, e già pesantemente provata dalla malattia, Meena decise di terminare le sequenze mancanti per far uscire il film nelle sale. Data la distanza temporale con le scene precedentemente girate è impossibile non notare in lei una forte trasformazione, in alcune parti Meena ha un volto fresco e vellutato, danza meravigliosamente e il suo aspetto è dinamico; nelle scene che furono aggiunte dopo è nascosta da un trucco pesante e suoi movimenti sono più lenti, la scenografia, le musiche sembrano partecipare al suo dolore. Eppure, proprio in queste scene Pakeezah raggiunge la sua eccellenza e l’espressività della protagonista è accentuata fino ad essere disperata, dolorosa e a tratti molto inquietante.


TRAMA
Salim (Raaj Kumar) viaggia in un treno di notte e si innamora di una donna bellissima addormentata al suo fianco, non sa chi sia e non vuole svegliarla ma lascia un biglietto ai suoi piedi. Sahibjaan (Meena Kumari), pur essendo una cortigiana, continua a sperare di incontrarlo e rilegge le sue parole in maniera ossessiva.Ancora prima di conoscersi veramente, i due si scoprono legati da qualcosa che va aldilà dell’amore e che le forze della natura cercano di incoraggiare. Anche gli oggetti inanimati prendono vita per proteggere la ragazza e ricondurla al suo destino.


Niente è caso. La musica durante tutte le esibizioni della cortigiana si interrompe di colpo, accentuando lo smarrimento di chi guarda qualcosa che mai viene portato a compimento. Costantemente si rimanda, richiamando la difficile genesi del film, nemmeno i brani musicali sembrano riuscire a trovare una propria fine, restando in bilico nell’attesa. L’acqua accompagna molte delle scene più suggestive e famose, impossibile non pensare al Devdas di Bhansali guardando Meena Kumari immergere le sue chiome corvine nella bellissima fontana. Ma l’acqua diviene anche una presenza misteriosa e oscura, che trascina nel fondo una brocca vuota e minaccia coloro che si avvicinano a Sahibjaan con cattive intenzioni. Troviamo set costruiti in studio e volutamente artificiali, uno strano feticismo dei piedi (elemento onnipresente), scenografici panorami dai colori accecanti. Una musica di sottofondo accompagna gran parte del film, concedendo spazio solo a suoni simbolici come il fischiare del treno, il chiacchiericcio insensato della gente, il tintinnare dei campanelli, uno stormo di uccelli che attraversa il cielo, l’impetuosa forza di una cascata.

Il lieto fine c’è ma è solo un’illusione.  La trama mi sembra nient'altro che un pretesto per camuffare un'intenzione diversa del regista. Il film è fatalista, macabro, sofferente, c’è fin troppa bellezza nata per mascherare un dolore di fondo che non si esaurisce mai, ed è proprio questa sensazione di disagio e di soggezione a restare addosso agli spettatori anche dopo aver fatto scorrere fino in fondo i titoli di coda. Pakeezah è un fastoso racconto di addio, un dolente inganno.


Il mio giudizio sul film : ***** 5/5


ANNO: 1972

TRADUZIONE DEL TITOLO : colei che ha un cuore puro

REGIA: Kamal Amrohi


CAST:

- MEENA KUMARI ..... Sahibjaan / Nargis

- RAJ KUMAR........ Salim Ahmed

- ASHOK KUMAR...... Shahbuddin

- VEENA............ Nawabjaan

- KAMAL KAPOOR..... Nawab Zafar



COLONNA SONORA:
Ghulam Mohammed  e Naushad (musica). Kamal Amrohi, Kaif Bhopali, Majroo Sultanpuri (testi)



QUALCOS'ALTRO:

- Il ruolo affidato a Raj Kumar doveva essere di Dharmendra

- Meena Kumari morì poco dopo l'uscita del film distrutta dall'alcolismo. Clicca quì e leggi la biografia della Tragedy Queen del cinema indiano.

- Date le condizioni fisiche della protagonista, la suggestiva sequenza dell'ultima esibizione di Sahibjaan è stata portata avanti da Padma Khanna, l'attrice il cui viso venne coperto da un velo, danzò al posto di Meena Kumari.

- La visualizzazione del brano "Chalo Dildar Chalo" venne realizzata in modo da evitare ogni inquadratura su Meena, l'attrice non era più in grado di apparire nel film.

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