29 agosto 2009

BAWARCHI



Un piccolo gioiello nato dal nulla.

Nient’altro che una casa borghese, una famiglia isterica e insoddisfatta alla ricerca di un nuovo servitore e un cuoco chiacchierone che vorrebbe rieducare i suoi padroni. Se non aggiungessi che il film è stato diretto dal grande Hrishikesh Mukherjee in collaborazione con il poeta Gulzar potrebbe sembrare una pura banalità, ma il tocco magico fa la differenza. Squadra che vince non si cambia. Si riunisce ancora una volta il team che aveva guidato il successo di Anand e nasce un nuovo film capace di “parlare”, perfettamente connesso a cuore e cervello e sintonizzato sulle giuste frequenze.


TRAMA
L’arrivo di un cuoco simpatico e brillante ravviva l’atmosfera smorta di una famiglia nevrotica, dove tutti sembrano non avere altro da fare che lamentarsi in continuazione e inventare problemi inesistenti. Le doti di Raghu  (Rajesh Khanna) vengono alla luce un po’ alla volta, ma insieme agli effetti benefici da lui provocati, iniziano a sorgere dubbi sulla sua vera identità.


Popolata da personaggi divertentissimi quanto insopportabili, casa Sharma sembra farsi ogni istante più piccola, non c’è una porta che si possa chiudere, non c’è uno sguardo al quale si possa sfuggire. Tutti caratterizzati da maggiori vizi che virtù, i componenti della famiglia appaiono uno dopo l’altro mettendo in scena le proprie esasperazioni.Il nonnetto controlla giorno e notte Il cassettone dei gioielli e lo chiude con doppi giri di catene e lucchetti, le cognate acide e pressanti non perdono un’occasione per attaccarsi, e tra urla, litigi e discussioni, dall’incombente mediocrità si salva solo la sorridente Krishna (Jaya Badhuri), isolata nel suo mondo fatto di piccole gioie.

Rajesh Khanna centra il bersaglio ancora una volta.
Pur essendo stata a lungo scettica sulle qualità artistiche di quest’uomo non posso che ricredermi davanti alle sue interpretazioni nelle pellicole di Mukherjee. Ma se in Anand le lodi andavano divise anche con Amitabh Bachchan, in Bawarchi l’applauso esclusivo non glielo leva nessuno.
Ad affiancarlo una Jaya Badhuri sempre superba e discreta, in questo film infantile e timida quanto commovente; la malinconia nei suoi occhioni neri mentre spia la cugina bella e vanitosa in pochi secondi scava un autentico buco nello stomaco.

La sceneggiatura è scandita da ritmi vibranti, se la scena fa di tutto per assomigliare ad un palcoscenico teatrale anche le battute risentono di questa impostazione e si frammentano per essere più fluide. I dialoghi sono diretti, sentiti, immediati, intervallati da frasi ricorrenti che appaiono e riappaiono più volte fino a che arriva un momento in cui non te le levi più dalla testa.A me è successo con questa : "It is so simple to be happy but it is so difficult to be simple” / E’ così semplice essere felici ma è così difficile essere semplici.
Mi piace. La dovrò appuntare da qualche parte.



Il mio giudizio sul film: **** 4/5


ANNO: 1972

REGIA : Hrishikesh Mukherjee

TRADUZIONE DEL TITOLO: Il cuoco


CAST:

- Rajesh Khanna…………Raghu
- Jaya Badhuri……………Krishna
- Usha Kiran……………..Choti Maa
- Durga Khote……………Badi Maa
- Aki Kangal……………... Munna
- Asrani………………….. Babbu
- Kali Bannerjee……….. Meeta
- Paintal………………...... Guruji


COLONNA SONORA : Madan Mohan


PLAYBACK SINGERS:
Lata Mangeshkar, Kishore Kumar, Manna Dey, Nirmala Devi, Lakshmi Shankar, Kumari Faiyyaz


UNA CURIOSITA’:
I titoli di apertura non appaiono sullo schermo ma vengono dettati da una voce d’eccezione, quella di Amitabh Bachchan.

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