22 agosto 2012

JISM 2





Ipotesi sulle genesi del controverso (sulla carta) Jism 2 , ovvero, La verità secondo Gilda.
Qualche mese fa Randeep Hooda aveva rivelato ai media di aver alzato il gomito per rendere il suo personaggio in Jannat 2 molto più realistico nei modi e negli atteggiamenti. Oggi ogni dubbio sulla veridicità di questa affermazione sparisce, l’attore nel set era ubriaco sul serio, e fuso al punto da non essere troppo sicuro su come trascinarsi dalla sedia al lavandino. In questo momento di debolezza psico/ fisica, qualcuno si è avvicinato a Randeep con carta e penna,  gli ha buttato un secchio d’acqua in faccia giusto perché potesse aprire le palpebre,  gli è stato messo in mano un contratto e tempestivamente mostrata una foto di Sunny nuda in compagnia dei suoi vibratori rosa shocking. Una sola parola :  firma.  Ecco come nacque Jism 2 ed ecco perchè il desideratissimo Bronzo di Riace si ritrovò nell’allegro baraccone.


TRAMA
Izna (Sunny Leone) entra in discoteca in reggicalze e seduce uno sconosciuto (Arunoday Singh),  i due finiscono a letto  in tempo record, le presentazioni sono rimandate al mattino. Buongiorno io sono una porno star che fugge dal passato. Buongiorno a te, io sono un agente segreto sulle tracce di un famigerato assassino. Accetteresti un pericoloso incarico, nel quale le possibilità di restare viva equivalgono al 2%, in cambio di un succoso assegno? (Che se muori prima però non avrai modo di spendere)?  La risposta è si? Ok. Il criminale da far fuori a colpi di scollature e promesse sessuali è Kabir  (Randeep Hooda), che ironia della sorte è proprio il suo ex fidanzato. Il killer, nonostante fracassi la gente con il machete di giorno, al calar della sera non perde l’abitudine di suonare il violoncello e dedicarle canzoni d’amore.  Izna accetta l’incarico ma mantiene per tutto il tempo una faccia da ebete.  Che lavoro ingrato sedurre uno degli uomini più sexy del mondo.


Ci sono tanti fattori che rendono Jism 2 un prodotto agghiacciante, ma uno in particolare :  la storia fa ridere, e fa ridere di brutto. Va di traverso la bibita gassata, i pop corn finiscono nel naso, una cosa piuttosto imbarazzante se l’intento era creare un film erotico che avrebbe dovuto scatenare ben altro . Facile prevedere che gran parte del pubblico tra il primo e il secondo tempo si sia recato in toilette per una sosta, ma non siate troppo maliziosi (nè ottimisti) la verità è che la gente si stava pisciando sotto dalle risate e non poteva aspettare. Soprattutto ci si sente delusi perché la sensualità promessa dai trailer è del tutto assente o tagliata, Hooda non ha uno straccio di personaggio e nemmeno troppe possibilità di deliziare con il suo sex appeal, Arunoday Singh pare uscito da un episodio pilota di Derrick e la Leone fa piangere per la sua inadeguatezza, lasciando ai maschietti solo il ricordo della sua augusta e mirabile carriera in guepierre. Se i dialoghi sono degni di un serial in costume con parrucche e crinoline  la trama è così esile che anche i precedenti registi statunitensi di Sunny avrebbero saputo arricchirla e renderla più avvincente. Resta il mistero su come Randeep Hooda  (che oltre ad essere figo è un bravo attore, ricordiamocelo) sia finito nel cast di un simile scempio. La mia ipotesi potrebbe essere materialmente confermabile.
Ma parliamo di Sunny Leone, ovvero il buco con l’indocanadese intorno, la porn star dell’anno (?) del decennio (?) insomma tanta roba per gli appassionati del genere e molto poca per chi invece preferisce il cinema e pretende che un’attrice oltre che mugugnare sappia recitare,  o almeno far credere di non essere capitata lì per caso.  Il suo nome è stato scelto per ovvi fini commerciali, dopo che la copia dell’organo della Silicon Girl si è rivelato un articolo richiestissimo nei negozi specializzati degli States si è ben pensato di farle vendere dell'altro, una cosa a caso: un film.  Il clamore della sua partecipazione alle riprese, dei suoi photoshoot in micro bikini, del suo arrivo all’aeroporto di Mumbai e delle interviste rilasciate hanno giovato alla promozione della pellicola ma il castello di carte è crollato dopo i primi quindici minuti di proiezione. Jism 2 ha costruito la sua fama dietro a una promessa di disobbedienza, e alla volontà di shoccare con un film  presumibilmente erotico (e presumibilmente di buon gusto)  girato da una regista donna e il cui protagonista maschile è uno degli uomini più sexy che mai abbiano calcato le scene. Scordatevelo. Le promesse erano false, la  delusione si fa clamorosa.  Tuttavia, nonostante  il tonfo alla pellicola restano ancora due primati : quello di contenere i dialoghi più scemi e ridondanti che siano mai stati scritti e il finale peggiore  mai pensato,  immagino che coloro che hanno assistito alle riprese abbiano dovuto mordersi a sangue l’interno della bocca per evitare di scoppiare in una squaqquarata sonora, come si faceva a scuola di nascosto del professore.

Inutile piangere sul latte versato, e sul lato B non mostrato,  Jism 2 avrebbe anche potuto funzionare…

1)      Se
Fosse stato  girato un film per soli adulti con Hooda e la Leone impegnati in scene più fantasiose, stuzzicanti e soddisfacenti di quelle mostrate sullo schermo, magari accompagnate da un briciolo di trama, che non guasta mai. Dove erano i giochi hot tanto decantati? Perchè privare le spettatrici di uno sbavamento copioso, portato ai massimi storici, di fronte all'esplosione del lato più selvaggio e caliente di Randeep?

2)      Se
L’identità della vera porn star e sex symbol del film fosse stata riconosciuta fin dall’inizio: Randeep Hooda. Il solo e vero "Jism" in questione era il suo. Lui,  scultoreo ed egregio Marcantonio bollywoodiano è un autentico capolavoro di maschietà, un voce erotica, un corpo degno di scatenare le fantasie più bollenti e quell'aria vagamente da stron*o che tanto infastidisce quanto eccita.

3)      Se
Sunny Leone fosse stata espressiva almeno la metà di quanto solitamente lo è nei suoi video erotico - motivational. Dove sono gli sguardi letali e le mossette da vamp sulle quali ha costruito un’intera carriera? Possibile che i giocattoli di gomma siano più meritevoli di desiderio dei due attori di Jism 2? Passi Arunoday Singh che ha l'occhio del pesce lesso.. ma Randeep Hooda??????? Niente???? Neanche un po' ???????? Cara Sunny se avevi bisogno di aiuto bastava una telefonata, non avere paura di disturbare. 


Il mio giudizio sul film *  1/5   

Da premiare : Il coraggio di Randeep Hooda e il duro lavoro dell'autore del montaggio dei trailer promozionali.

Da bocciare: Tutto il resto



ANNO: 2012
REGIA: Pooja Bhatt
TRADUZIONE DEL TITOLO: Corpo

CAST:
Sunny Leone …………….. Izna
Randeep Hooda …………… Kabir
Arunoday Singh ……………….. Aayan

COLONNA SONORA: Arko Pravo Mukherjee / Mithoon
PLAYBACK SINGERS:  KK, Shreya Ghoshal, Ali Azmat, Rushk, Sonu Kakkar, Unoosha


13 agosto 2012

KUCH KUCH HOTA HAI

Clamoroso successo degli anni '90, Kuch Kuch Hota Hai (KKHH) è un classico. Uno di quei film immortali che hanno consacrato il proprio cast e che sono entrati a far parte della storia della cinematografia in lingua Hindi.

TRAMA

La madre di Anjali (Sana Saeed), Tina (Rani Mukherjee), prima di morire in seguito alle complicazioni del parto, ha lasciato delle lettere per la sua bambina, perchè non crescesse senza conoscerla. Il giorno dell'ottavo compleanno, Anjali legge la lettera che le rivela la storia dell'incontro tra suo padre Rahul (Shah Rukh Khan) e Tina, e quella di Anjali Sharma (Kajol), la migliore amica di Rahul ai tempi del college.

Diana *****
KKHH è una storia d'amore. La trama è semplice ma abbastanza articolata.
La prima parte, che è raccontata da Tina nella lettera per sua figlia, è  mostrata in flashback: Rahul, lo sbruffone della scuola, ci prova con tutte ma ha una sola migliore amica, la straripante, un po' maschiaccio, Anjali. Quando entra in scena la figlia del preside Tina, molto femminile ed affascinante, Rahul rimane incantato. Ad Anjali, che si è resa conto di essere innamorata dell'amico, non resta che uscire di scena.
Tornati al presente, Rahul e Anjali avranno l'occasione di reicontrarsi. Anjali sarà, però, fidanzata con Aman (Salman Khan).
La storia è, quindi, dinamica, la sua vivacità e la sua freschezza sono tra le carte vincenti del film.
L'appeal dei protagonisti, l'allegria degli ambienti, la bella colonna sonora e le frizzanti coreografie di Farah Khan danno vita ad un'orgia coloratissima per lo spettatore che può bearsene felice. Tutto, inoltre, è raccontato con leggerezza ed umorismo ma mai con superficialità. Karan Johar, sceneggiatore e regista al suo debutto, dà prova di maturità. I suoi personaggi funzionano, divertono e colpiscono al cuore. Tra le molte scene buffe, infatti, sono quelle romantiche le più coinvolgenti, quelle rimaste nella memoria di tutti. La scoperta e la tenerezza del primo amore, il dolore della perdita e la sensualità di un'intesa in età più adulta (basterà nominare la "scena del gazebo" per sentire sospirare schiere di fan bollywoodiani) fanno vibrare la pellicola di intense emozioni.
Il cast è eccezionale, vanta la coppia d'oro di Bollywood, Kajol e SRK, la splendida Rani Mukherjee ai suoi primi passi, la star Salman Khan e i mitici Anupam Kher e Farida Jalal. Tutti bravissimi. Naturalmente a spiccare sono i protagonisti: SRK, che in più di un'occasione ha affermato che nella vita reale non si metterebbe mai in ginocchio per conquistare una donna e che certe smancerie sentimentali non fanno per lui, ma che evidentemente nella parte dell'eroe romantico è perfettamente a suo agio tanto da reinventarne le caratteristiche e creare un delizioso Rahul. E Kajol, la meravigliosa. Caschetto sbarazzino nel primo tempo, eleganti saree nel secondo, iperenegetica e vitale. E' attaverso il suo viso, il sorriso luminoso, lo sguardo loquace che passano tutte le emozioni del film, tutto il suo significato.
Anupama Chopra, nel suo libro King of Bollywood: Shah Rukh Khan and the seductive world of Indian cinema, sostiene che KKHH offrisse al pubblico degli anni '90 la perfetta fusione tra modernità e tradizione di cui c'era bisogno. In un momento di crescita economica, di apertura commerciale e culturale nei confronti dell'Occidente si avvertiva la necessità di conciliare i valori tradizionali indiani e l'ondata di novità portata dall'Occidente, sia in termini consumistici che di costumi. I protagonisti di KKHH vestono con abiti firmati, frequentano un college, molto diverso da un tipica scuola indiana, animato da cheerleaders e da studenti in skateboard,  eppure si recano al tempio per le preghiere e conservano il dovuto rispetto e la devozione per i genitori e i legami familiari. Essi offrono un'attraente immagine del proprio paese d'origine e la possibilità di identificazione anche agli indiani residenti all'estero che si lasciano andare alla nostalgia.
Le considerazioni di Anupama sono interessanti ed indubbiamente KKHH ha contribuito a segnare un'epoca.
Quello, però, a cui mi piace pensare è a un giovane uomo di ventisei anni, grassottello e insicuro che raggiunge con passo goffo il palco dei Filmfare Awards del 1999, per ricevere la statuetta come miglior regista. Un ragazzo cresciuto a pane e cinema che racconta con il groppo in gola di come inconsapevolmente si fosse preparato per tutta la sua giovane vita a quel momento, come lo avesse sognato, provando e riprovando il discorso di ringraziamento davanti allo specchio. Quel ragazzo era Karan Johar all'inizio di una luminosa carriera e Kuch Kuch Hota Hai è proprio questo: il meraviglioso frutto di un sogno.

Il bello:
Questo film per ragioni personali ed affettive è il mio preferito e mi è molto caro. Auguro a tutti quelli che lo guarderanno per la prima volta di divertirsi e di provare le stesse emozioni che travolsero me.

Il brutto:
Karan Johar è sempre stato una persona sensibile e molto intelligente. Lui stesso riconosce alcune ingenuità del suo film, come per esempio l'espediente delle lettere, otto per i primi otto anni di vita della bambina, che non tiene conto di come possano essere lette e comprese, soprattutto le prime. O di come, per esempio, Tina abbia avuto il tempo di scriverle. Karan, inoltre, esprime delle perplessità sul finale, lo definisce un compromesso e ammette di non essere riuscito a trovare di meglio per risolvere la situazione che lui stesso aveva ideato. Quello che pensò allora è che se fosse stato abbastanza convinto di se stesso e del film, avrebbe convinto anche il pubblico. E la cosa funzionò. La sua onestà, la sua freschezza e la sua determinazione sono nel film e ognuno le può sentire. Mai più, dice Karan, potrò rifare un film come KKHH, perchè non avrò mai più ventisei anni, non sarò mai più la stessa persona che ero allora. Quella magia fermata sulla pellicola rimane per noi e per tutti gli spettatori che verranno perchè, come recita il titolo Kuch Kuch Hota Hai (Qualcosa sta succedendo), quando si guarda KKHH qualcosa succede davvero.

LA SCHEDA DEL FILM
 

Cast:
Rahul Khanna -
Shahrukh Khan
Anjali Sharma - Kajol
Tina Malhotra - Rani Mukherjee
Aman Mehra - Salman Khan
La madre di Rahul - Farida Jalal
Il preside Malhotra, padre di Tina -
Anupam Kher
Col. Almeida - Johny Lever
Anjali Khanna -
Sana Saeed
Mrs. Sharma -
Reema Lagoo
Il bambino silenzioso - Parzun Dastur
Ms. Briganza - Archana Puran Singh
Rifat Bi - Himani Shivpuri
Neelam - Neelam Kothari

Scritto e diretto da Karan Johar

Prodotto da Yash Johar

Musiche di Jatin-Lalit

Coreografie di Farah Khan

Distribuito da Dharma Productions e Yash Raj Films

Anno 1998

AWARDS

National Film Awards:
Best Film For Providing Wholesome Entertainment - Karan Johar
Best Female Playback Singer - Alka Yagnik (Kuch Kuch Hota Hai)

Filmfare Awards:
Best Movie - Yash Johar
Best Director - Karan Johar

Best Actor - Shahrukh Khan
Best Actress - Kajol
Best Supporting Actor - Salman Khan
Best Supporting Actress - Rani
Mukherjee
Best Art Direction - Sharmishta Roy
Best Screenplay - Karan Johar


Zee Cine Awards:
Best Film - Yash Johar
Best Director - Karan Johar
Best Actor-Male - Shahrukh Khan
Best Actor-Female - Kajol
Best Actor in a Supporting Role-Female - Rani
Mukherjee
Best Music Director - Jatin Lalit
Best Playback Singer - Female - Alka Yagnik (Kuch Kuch Hota Hai)
Best Lyricist - Sameer (Kuch Kuch Hota Hai)
Lux Face of the Year - Rani
Mukherjee

Sansui Viewer’s Choice Movie Awards:
Best Actor - Shahrukh Khan
Best Actress - Kajol

Star Screen Awards:
Best Film - Yash Johar
Best Director - Karan Johar
Best Music Director - Jatin Lalit
Best Comedian - Archana Puran Singh

Bollywood Movie Awards:
Best Film - Yash Johar
Best Director - Karan Johar
Best Actor - Shahrukh Khan
Best Actress - Kajol
Best Music Director - Jatin Lalit
Best Playback Singer Male - Udit Narayan (Kuch Kuch Hota Hai)
Best Playback Singer Female - Alka Yagnik (Kuch Kuch Hota Hai)
Best Costume Designer - Manish Malhotra
Best Choreography - Farah Khan


CURIOSITA'

- Yash Johar è l'amatissimo padre di Karan Johar. L'indimenticato produttore è deceduto nel 2004.

- Per Rani Mukherjee Kuch Kuch Hota Hai fu il secondo film in lingua Hindi e divenne quello di lancio. Premiata e acclamata fece un esordio memorabile.

-  Il personaggio di Aman Mehra inizialmente era stato offerto a Saif Ali Khan che rifiutò. Karan Johar non aveva mai pensato a Salman Khan, che all'epoca era già una star, per un ruolo sì importante ma non molto ampio. Pare che proprio Salman abbia avvicinato Karan e gli abbia detto: "so che stai cercano un attore per un ruolo che nessuno accetta, lo faccio io". E che alle sorpresa di Karan abbia risposto semplicemente : "perchè mi piace tuo padre". Grande Salman!

- Un altro aneddoto carino a proposito del film riguarda la prima volta che il trio delle meraviglie, Kajol, Karan e SRK, s'incontrarono per parlare della storia. E di come i due attori temessero che l'idea del giovane regista non fosse buona. A quei tempi, Kajol, Karan e SRK, erano già ottimi amici: come deludere Karan e dirgli di no? Kajol e SRK si auguravano che la storia fosse buona fino a desiderare di farsela piacere. Beh pare che Karan tolse tutti dall'imbarazzo, perchè Kajol pianse e rise entusiasta durante tutto il racconto, rimanendo in lacrime sul finale, e SRK, anche se più compostamente, fu conquistato.

- Parte del video di Tujhe Yaad Na Meri Aayee e quello della title song, Kuch Kuch Hota Hai, furono girati in Scozia. Ecco una miniguida per chi volesse visitare i mitici luoghi dove la magia prese forma.

-Il successo del film è speculare a quello della bella colonna sonora curata dai fratelli Jatin e Lalit Pandit. La musica di Kuch Kuch Hota Hai si aggiudicò diversi awards ed è stata votata al terzo posto nella classifica delle quaranta migliori colonne sonore di sempre nel sondaggio di BBC Asian Network.
(Grazie a Cinema Hindi)

-  Per festeggiare i 10 anni trascorsi dall'uscita del film i protagonisti hanno rilasciato una bella intervista caricata su You Tube. Il nostro Karan racconta di quando si recò con Manish Malhotra a Londra per scegliere i costumi per Kuch Kuch Hota Hai, e misero gli occhi sulla maglietta Polo Sport blu e verde, indossata da SRK durante la canzone Koi Mil Gay, che costava 75 pounds. Ci vollero tre ore di discussione e una nottata di riflessione, per decidersi a spendere così tanto per una sola t-shirt.
Kajol, invece, ipersorridente ammette di aver suggerito a Karan di mostrarsi duro con lei e di urlarle dietro in modo che il resto della troupe non lo credesse troppo molle e non approfittasse della sua gentilezza ed educazione. Si immaginava, infatti, che tutti sarebbero rimasti impressionati se Karan avesse osato addirittura alzare la voce con lei, ma l'espediente non si rese necessario, l'autorità di Karan, naturalmente, non venne mai massa in discussione. Anzi, nel Making of inserito negli speciali del DVD, e ripreso da Bollywood Hungama qui, Rani, divertita, rivela che Karan aveva le idee chiare e conosceva benissimo i personaggi tanto che avrebbe potuto interpretare Tina anche meglio di lei.

- Da qualche tempo è annunciata l'uscita di Koochie Koochie Hota Hain, film d'animazione remake di Kuch Kuch Hota Hai, a cui presterebbe la voce gran parte del cast originale. Sarà il 2012 l'anno giusto?

 - Come tutti i film immortali, Kuch Kuch Hota Hai ha iniziato un filone, è stato oggetto di diversi tentativi di replica ed imitazione, ed è citatissimo. Ecco Farah Khan e Boman Irani in verisone Anjali e Rahul per la promozione di Shirin Farhad Ki Toh Nikal Padi (in uscita il prossimo 24 agosto). E una delle simpatiche locandine del film.








La pagina della Yash Raj Films dedicata al film.
La pagina della Dharma Productions dedicata al film.

09 agosto 2012

MAYAKKAM ENNA




Selvaraghavan è un regista che ha coraggio da vendere, predilige le strade tortuose e se non si lancia dall’ultimo piano proprio non è contento.  I suoi lavori sono ipotetici suicidi commerciali che poi divengono successi, paiono una sintesi sinfonica di tutto ciò che lo spettatore non vorrebbe vedere sullo schermo, eppure ogni istante, ogni dettaglio, non fanno che confermare la teoria che lui sia un autentico genio.   L’autore se ne frega di convincere ed intrattenere, non gli importa di apparire esagerato e antipatico, non cerca di ottenere premi su premi, figuriamoci se pensa alla critica e ai festival internazionali, non seguendo alcuna linea guida crea film disobbedienti, spigolosi e pesanti,  così difficili da digerire che durante la visione un mattone si posa sullo stomaco.  Le immagini arrivano addosso come una doccia gelata, le storie si ricordano a lungo e bisbigliano all’orecchio, quasi come un fantasma da scacciare.


TRAMA
Karthik (Dhanush) un aspirante fotografo, passa le sue giornate ad inviare i suoi scatti e cercare colloqui ma nessuna porta si apre, il ragazzo sogna di divenire l’assistente del famoso Madhesh Krishnasamy (Raviprakash) ma l’uomo lo sfrutta e lo allontana a lavoro finito. Le delusioni nella vita professionale si affiancano all’evolversi di una relazione difficile,  Sunder (Sunder Ramu) uno dei suoi migliori amici gli presenta la  nuova fidanzata (Richa Gangopadhyay) tra i due è odio a prima vista ma con il passare del tempo l’attrito diviene comprensione e passione.  Karthik distrugge un’amicizia, lotta e riceve insulti pur di avere al suo fianco la donna che ama ma il raggiungimento di un’appagante vita di coppia non sarà sufficiente a placare le sue frustrazioni.


Mayakkam Enna non è movimentato, nè rassicurante, né coinvolgente,  non è così romantico da far sognare o drammatico al punto di suscitare lacrime, è l’apatia, è  il male di vivere, è una domanda che si interroga a vuoto ogni qual volta il destino imbocca una direzione e poi ancora un’altra, una storia che mostra come  le emozioni  sanno trascinare verso il cielo o verso il fondo e quanto i desideri feriscano,  ma se non ci fossero la vita sarebbe di gran lunga peggiore.
Dhanush è biologicamente nato per questo tipo di ruoli drammatici, complessi e pieni di ombre, non è solo tecnica  ma è pura predisposizione naturale.  Il suo personaggio  è un uno uomo che ha più vizi che virtù, che egoisticamente vive  per la sua passione più grande, la fotografia,  e che è convinto che nessun altro sia in grado di capirlo. Karthik è  difficile da gestire e  intrattabile ma si affaccia al mondo guardandolo con gli occhi di un bambino,  come se fosse la prima volta, lasciandosi sedurre, stupire, prendendo ogni cosa tra le mani per averne esperienza, classificarla, dargli un nome immaginario dimenticando presto quello imposto dalla lingua degli adulti. Lo scatto è un attimo di pienezza racchiuso in un secondo soltanto, è trovarsi nel luogo giusto al momento giusto e riuscire a riconoscerlo.
Karthik e Yamini si odiano e si amano nel corso degli anni, sono entrambi egocentrici, musoni e nervosi, non si trovano mai a proprio agio in nessun luogo e sembrano detestare tutti, anche coloro che gli mostrano affetto. Non è un amore giovanile disperato quanto una storia matura, disillusa, ragionata e cresciuta nelle avversità, un rapporto che subisce dei danni, che si lacera pesantemente e che si ricostruisce con pazienza, passando attraverso lunghi silenzi e distanze.  Il profilo femminile della storia è più forte e interessante di quello maschile, Richa Gangopadhyay  debutta nel cinema tamil lasciando tutti ammutoliti, appare trasformata, stanca, gonfia, visibilmente ingrassata, abbandonata a se stessa, forte e fiera nel dolore, a volte acida e snob, convinta della sua superiorità. Yamini non canta, non danza e non mostra la sua bellezza, non si lascia contendere ma prende le sue decisioni e tira fuori il coraggio per gestire, e punire,  l’uomo che ama e che troppo spesso non la merita.
Selvaraghavan con le emozioni gioca pesante, non sente il bisogno di giustificare i comportanti migliori o peggiori dei suoi personaggi, perché così va la vita, si agisce anche per istinto, si accumulano errori, ci si inserisce e ci si tira indietro dai meccanismi sociali, la felicità pare un attimo di attesa tra qualcosa che si conosce, e si sa come affrontare, e qualcosa di nuovo che attende in agguato, per il quale non si è preparati.  Vivere disorienta, non ci sono manuali, non ci sono mappe, c’è chi sente il disagio, chi convive con la vertigine a cui allude il titolo, e chi invece porta avanti un’esistenza tranquilla senza porsi troppe domande, senza cercare  qualcosa di più. Questa la differenza tra lo spirito irrequieto di Karthik  e la serena quotidianità dei suoi amici, il loro sentiero è pianeggiante, i loro mutamenti ordinari.
La colonna sonora non è una delle più orecchiabili composte da GV Prakash Kumar, predominano i ritmi tribali, abbondano i temi malinconici e i ritornelli ripetitivi, anche se dopo un primo ascolto potrebbe sembrare noiosa in realtà garantisce la base perfetta per le immagini e si dimostra molto in linea con la storia e l’apatia del personaggio.  
Mentre il quadro sta per chiudersi Mayakkam Enna ci concede un attimo di tregua, il  film  esce dalla sua visione pessimistica per mostrare che può esserci una seconda possibilità per tornare a galla, ma che tutto, sempre e comunque, è deciso dal caso, un destino che si burla dei personaggi e li considera burattini,  che li tortura a lungo ma che infine sceglie a suo piacimento l’attimo e la situazione per concedere i premi sperati.

Il mio giudizio sul film : ****  4/5


ANNO : 2011
LINGA : Tamil
TRADUZIONE DEL TITOLO: Cos’è questa vertigine
REGIA : Selvaraghavan

CAST:
Dhanush ……………………………..Karthik
Richa Gangopadhyay ……………………. Yamini
Sunder Ramu ……………………. Sunder
Raviprakash ………………. Madhesh Krishnasamy
Mathivatan Rajendran ……………. Shankar
Pooja Balu ……………… Padmini


COLONNA SONORA: GV Prakash Kumar
PLAYBACK SINGERS: GV Prakash Kumar, Dhanush, Naresh Iyer, Saindhavi, Harish Raghavendra, Selvaraghavan


Chi sono Dhanush e Richa Gangopadhyay? Qualche informazione ne I volti maschili del Cinema Tamil, I volti femminili del Cinema Tamil. 

Vedi anche: Classifica personale dei migliori Film Tamil del 2011

05 agosto 2012

PAAN SINGH TOMAR


Superata la metà dell'anno, ma ancora in attesa del periodo più caldo per il Cinema in lingua Hindi, quello di Diwali, il film evento del 2012 sembra essere Paan Singh Tomar. Dopo una lunga gestazione, il regista Tigmanshu Dhulia, infatti, pensava a questo soggetto dal 1990, e terminato nel 2010, Paan Singh Tomar è stato distribuito solo lo scorso marzo per una precisa strategia di marketing e perchè potesse essere presentato a più Festival, anche a quelli che richiedono che le pellicole siano inedite (*). Il film ha incassato molto di più di quanto sia costato e ha raccolto un successo ed un entusiasmo, suscitato anche tra gli addetti ai lavori, le cui ragioni, però, vanno al di là di un qualsiasi, per quanto brillantemente ideato, piano di lancio.
(*) L'intervista di Box Office India a Tigmanshu Dhulia, già segnalata da Cinema Hindi nelle Breaking News qui.

TRAMA

Paan Singh Tomar (Irrfan Khan), famigerato fuorilegge della Chambal Valley,  racconta, intervistato da un giornalista, di come sia divenuto prima un soldato dell'esercito, un atleta pluripremiato e infine un ribelle e un bandito. Ispirato alla vera storia di Paan Singh Tomar (1932-1981).

RECENSIONI

The Times of India ****
La pellicola funziona grazie ad Irrfan che dà vita a Paan Singh Tomar come atleta, come marito e come fuorilegge. Una performace impeccabile di un perfetto attore. Come sua moglie, Gill, che emerge con una meravigliosa composta interpretazione. C'è anche dell'umorismo, delicate e intense scene romantiche tra i due.
Dhulia ottiene un ottimo lavoro anche dal resto del cast. Le riprese, soprattutto delle gole e del fiume, sono eccellenti.
In un paese ossessionato dai superpagati giocatori di cricket, una biografia di un ex campione nazionale di atletica è una ragione sufficiente per celebrare. Ma il film di Dhulia è molto di più. E' uno dei film più superbamente realizzati che sottolinea il legame tra vita, sport e società.
Avijit Ghosh, 01.03.2012
La recensione integrale.

Hindustan Times ***
Irrfan conferisce a Tomar grazia e una quieta dignità. Tanto che  persino quando incontra l'inevitabile destino dei banditi e il suo corpo crivellato dai proiettili cade nella terra, c'è qualcosa di eroico in lui.
Paan Singh Tomar è fiction ispirata a reali avvenimenti. La storia è notevole, Tomar è un un soldato dell'esercito che entra nella squadra di atletica solo per avere delle porzioni di cibo maggiori. Dopo una corsa, la prima cosa che fa è afferrare e divorare un cespo di banane. Tomar ha fede nel sistema e non decide di ricorrere alla violenza fino a quando un fiacco e palesemente corrotto poliziotto si rifiuta di prendere atto delle sue difficoltà e gli chiede invece il perchè gli stranieri, visto che Tomar ha viaggiato per partecipare alle competizioni internazionali, si vestono così poco.
Un ferito e arrabiato Tomar si chiede: Desh ke liye faltu bhagey kya? (E' stato inutile correre per il mio paese?) (*)
Il momento è di genuino pathos.  Come lo è la riflessione dolente (di Tomar) al giornalista sul fatto che nonostante sia stato un sette volte vincitore dei National Games, fosse rimasto anonimo, mentre i sequestri e gli omicidi lo hanno reso famoso. Ma a dispetto  dell'abbondante materiale grezzo e della qualità delle interpretazioni Paan Singh Tomar non vola alto. A tratti la sceneggiatura è lenta e stranamente inerte.
Più grave, non si ha il senso di che cosa abbia causato la conversione di Tomar da soldato a assassino sulla sua psiche. Sì, lui ricorre alla violenza perchè provocato, ma successivamente sembra curiosamente a suo agio come criminale.  Il regista Tigmanshu Dhulia costruisce una relazione amorevole tra Tomar e la moglie, Indra, interpretata da Mahie Gill. Ma Idra e i due figli per lo più scompaiono dalla sua vita quando egli diventa un fuorilegge, e noi non lo vediamo mai soffrire per loro.
Paan Singh Tomar ha buone intenzioni ma non emoziona.
Volevo sentire di più. Ma quello che Dhulia e Irrfan ci danno è un personaggio che è insieme complesso e infantile. Merita di essere visto.
Anupama Chopra , 02.03.2012
La recensione integrale.
(*) Grazie ad Atif e Dev per la consulenza linguistica.

Diana **** 1/2
Tigmanshu Dhulia è stato capace di sorprendere riuscendo a fare ancora meglio che con il già ottimo Sahib biwi aur gangster. Il regista ha scovato anni fa la storia di Paan Singh Tomar, se ne è appassionato e ne ha sviluppato meravigliosamente le ampie potenzialità. Le vicende del campione, diligente soldato e affettuoso marito che diventa un fuorilegge, sembrano già romanzo, nelle mani di  Dhulia si trasformano in leggenda. I torti subiti, le ingiustizie commesse ai danni di Tomar, accostati al ritratto che ne viene offerto nel primo tempo, di uomo mite, disciplinato e volitivo, ispirano grande empatia. Irrfan Khan in stato di grazia rende il suo personaggio vivo e reale. La sua presenza carismatica e l'interpretazione composta regalano naturalezza alle eccezionali imprese dell'atleta e ammantano di fascino la quotidianità del padre di famiglia.
Un film intenso, completo che suscita coinvolgimento, divertimento e commozione di prima classe.

Il bello:
- Il gelato offerto a Tomar dal maggiore Masand come dono di congedo.
- Irrfan Khan.
E sì, di lui si dicono meraviglie e sono tutte meritate. Irrfan dimostra una classe rara e offre una performace straordinaria che rimarrà come una delle migliori della sua già notevole carriera.
- Sui titoli di coda scorrono i nomi degli atleti indiani scomparsi senza essere celebrati ed ora dimenticati.

Il brutto:
Niente.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Paan Singh Tomar - Irrfan Khan
La moglie di Paan Singh Tomar - Mahie Gill
Il Maggiore Masand - Vipin Sharma
Matadeen Singh Tomar - Imran Hasnee
Gopi - Nawazuddin Siddiqui
L'ispettore Rathore - Zakir Hussain
Il coach - Rajendra Gupta
Bhanwar Singh - Khan Jahangir Khan
Il giornalista - Brijendra Kala
Ramcharan - Sitaram Panchal

Scritto da Tigmanshu Dhulia e Sanjay Chauhan

Diretto da Tigmanshu Dhulia

Prodotto da Ronnie Screwvala

Musiche di Abhishek Ray

Distribuito da IBC Motion Pictures

Anno 2012

CUTIOSITA'

- Il film è frutto di un lungo lavoro di ricerca e documentazione da parte di Tigmanshu Dhulia ed è stato girato tra le gole di Chambal, nel Dholpur e nella vera caserma di Roorkee dove visse Tomar.

 - Anche Irrfan si è preparato con grande rigore, allenandosi nella corsa ad ostacoli. Durante le riprese, però, si è rotto la caviglia. Ecco un video, un po' casalingo, in cui si vede l'attore sul set, con il piede fasciato.

 - Tra le diverse interviste ad Irrfan Khan segnalate in questi mesi da Cinema Hindi nelle Breaking News, riproponiamo quella del Times of India dello scorso 13 marzo, in cui Irrfan parla diffusamente del film, della voglia di cimentarsi con un personaggio realmente esistito perchè "la vita è più interessante della finzione". Si esprime inoltre, in merito al rapporto, raccolto dalla polizia, di un nipote di Tomar che ha lamentato il mancato pagamento che gli sarebbe stato promesso da Dhulia per le informazioni fornite.

Il contatto Twitter di Irrfan Khan.
La pagina UTV dedicata al film.

02 agosto 2012

ROWDY RATHORE




Prabhu Deva è un bell’uomo, recita con impegno, danza come un dio e sta diventando un ottimo regista, lo stile delle sue pellicole può non piacere a tutti ma gli incassi e la qualità globale  zittiscono anche le malelingue più agguerrite. Dopo il trionfo maschio di Wanted, il delizioso romanticismo di Nuvvostanante Nenodattana e l’atmosfera parigina di Engeyum Kadhal,  l’artista tamil baciato da Tersicore si cimenta in una nuova versione del successo telugu di SS Rajamouli: Vikramarkudu, già oggetto di svariati remakes nelle cinematografie indiane del Sud.  Riuscirà il talentuoso uomo di spettacolo a stupire il pubblico pur partendo da una storia ipersfruttata e non sua? La risposta è SI.


TRAMA
Shiva (Akshay Kumar), astuto e irresistibile truffatore, scopre di essere il sosia di un coraggioso ufficiale di polizia, Vikram Rathore (Akshay Kumar) giustiziato da un gruppo di banditi in una remota località rurale. Per Shiva è il momento di dimenticare i suoi giochi romantici con la bella Paro (Sonakshi Sinha) e la sua vita di espedienti per continuare ciò che il suo sosia aveva iniziato: sbarazzarsi del sadico capobanda e di tutti i suoi scagnozzi.


Rowdy Rathore è intrattenimento, è energia, è un lungo e divertente delirio da pop corn.  Eroi baffuti e lotte coreografate, battute urlate con enfasi da ripetere a memoria,  balli sfrenati e personaggi simpatici, una storia tipicamente masala un po’ Sholay e un po’ Dabangg  che possiede tutti gli ingredienti per entusiasmare e saziare i suoi spettatori. A confermare il successo commerciale della nuova svolta “sudista” del cinema di Mumbai RR colleziona incassi spettacolari, i conti della SL Bhansali films ritornano a girare in attivo dopo due flop duri da digerire. L’uomo che nel 2009 ha ridisegnato  la carriera di Salman Khan non smentisce il suo intuito infallibile e capisce che il ruolo interpretato da Ravi Teja in Vikramarkudu potrebbe adattarsi perfettamente alla personalità  giocosa di Akshay Kumar. 

Il film è guidato da musiche, canzoni e coreografie sempre originali ma con evidenti influssi tolly – kollywoodiani,  si tratta uno show vistoso affidato a più protagonisti:
* Il ruggente Akshay “The Khiladi” Kumar . L’ attore torna a vestire la divisa, si diletta in un mix dei suoi cavalli di battaglia, commedia e azione,  ripropone la stessa autoironia di Ravi Teja, reinterpreta la mimica e la camminata del famoso attore telugu e la unisce al suo fascino da macho un po’ svampito che rende più sexy e invitante il personaggio.
* Le curve, il brio e il sorriso di Sonakshi Sinha.  Due anni dopo il ciclone Dabangg Sonakshi ritorna sullo schermo con un ruolo da village belle altrettanto vivace e sensuale.  In questi due primi film di debutto l’attrice si propone come la risposta bollywoodiana all’eroina spontanea del cinema tamil, i cui atteggiamenti possono essere sia femminili e provocanti che chiaramente mascolini.
*L’energia di Prabhu Deva.  L’acuto  stratega  conosce il pubblico e sa come farlo divertire  portando sullo schermo una storia rocambolesca, gioiosa, elettrica e ricca di movimento.
*La musica di MM Keeravani.   Malgrado il nome del compositore sia clamorosamente assente nei titoli di apertura  è lui il vero creatore del  tormentone “Chinta Ta Ta Chinta Chinta”  senza il quale Rowdy Rathore non sarebbe lo stesso.
* SS Rajamouli e il suo Vikramarkudu. E’ stato il regista di MagadheeraEega a gettare le basi del film (che già nella sua priva versione aveva un suo perché)  a lasciare la traccia dei dialoghi, delle situazioni, dello stile generale e del suo mood.  RR è opera sua quanto lo è  di Prabhu Deva.  Al nuovo creatore  va il merito di aver migliorato notevolmente il materiale di partenza, spezzando i tempi morti e avvolgendolo in una confezione furbissima effetto dinamite.
*Le numerose locandine pittoriche. Finalmente il Cinema Hindi mostra di non aver dimenticato una delle sue caratteristiche più affascinanti, le locandine pubblicitarie dipinte a mano,  ora quasi completamente messe da parte dal digitale ma divenute oggetto di culto per cinefili e collezionisti.  La scenografia del brano “Chinta Ta Ta Chinta”  rende omaggio ad alcuni spettacolari poster artistici del passato e del presente.

Il mio giudizio sul film : **** 4/5



ANNO : 2012

REGIA : Prabhu Deva

CAST:
Akshay Kumar …………………… Shiva / Vikram Rathore
Sonakshi Sinha …………………… Paro
Nasser ………………………… Baapji
Paresh Ganatra ………………….. 2G
Jayant Gadhekar …………… Bhima
Apparizioni speciali di Kareena Kapoor , Vijay e Prabhu Deva nel brano “Chinta Ta Ta Chinta”
Maryam Zackaria, Shakti Mohan & Mumai Khan ……………. Danzatrici nel brano “Are Pritam Pyare”

PRODOTTO DA : SL Bhansali , Ronnie Screwvala

COLONNA SONORA  :  Sajid  - Wajid & MM Keeravani
PLAYBACK SINGERS: Sajid, Wajid,  Shreya Ghoshal, Mika Singh, Mamta Sharma, Saroj Sami, Kumar Sanu, Javed Ali

COREOGRAFIE : Prabhu Deva




QUALCOS’ALTRO:

Gli incassi di Rowdy Rathore sono stati tra i più alti della storia del cinema hindi, il film ha fatto saltare Akshay Kumar ancora una volta nell’olimpo del 100 Crore Club, alla cui vetta siede ancora indisturbato 3Idiots. Leggi anche Bollywood 100 Crore Club, Articolo di Cinema Hindi pubblicato nella sezione Breaking News.

Il regista SS Rajamouli parla di Rowdy Rathore. Testo di Ifilmish.com

Prima di RR sono stati realizzati altri due remakes di Vikramarkudu (originalmente interpretato da Ravi Teja e Anushka Shetty e uscito in lingua telugu nel 2006) Nel 2009 è stato completato il remake kannada  Veera Madakari con con Sudeep e Ragini Dwivedi, nel 2010 il remake tamil, Siruthai, protagonisti Karthi Sivakumar e Tamannah. Il remake in lingua bengali è intitolato Bikram Singha (2012), nel cast Prosenjit Chatterjee e Richa Gangopadhyay.


Il video del brano "Dhadang Dhang" è stato girato in varie località del Karnataka: Hampi, Royagopura, Bangalore e Mysore (Lalitha Mahal).

Rowdy Rathore : Recensioni e interviste. Articolo pubblicato da Cinema Hindi nella sezione Breaking News India.