09 settembre 2013

HARISHCHANDRACHI FACTORY





Harishchandrachi Factory racconta una bella storia d’amore, quella tra un uomo con grandi sogni e la meraviglia del cinema, un’unione inizialmente impossibile da coronare che piano piano si realizza e trasforma Dhundiraj Govind Phalke in Dadasaheb Phalke, il padre del Cinema Indiano.


TRAMA
E’ il 1911, l’India è ancora una colonia inglese quando D.Phalke (Nandu Mahdav), stampatore, fotografo e aspirante prestigiatore, assiste per la prima volta ad una proiezione cinematografica: The life of Christ. L’invenzione dei fratelli Lumière cambia per sempre la sua vita, l’idea di voler diventare regista e creare la prima pellicola con tematiche e attori indiani diviene la sua più grande ossessione.


Paresh Mokashi, affermato regista teatrale, sposta le lancette dell’orologio indietro di cento anni e ci rende spettatori delle fasi di creazione del film muto a tema mitologico, Raja Harishchandra, uscito nelle sale nel 1913, data che è di fatto considerata la nascita del Cinema Indiano.
Il film ricostruisce con delicatezza e humor la passione di Phalke e il suo vorace apprendimento al fine di acquisire tutte le conoscenze necessarie e il materiale per poter girare un film.  La storia parte da un colpo di fulmine: un biglietto staccato, una sala buia, un fascio di luce, delle immagini in movimento che trasportano in mondi immaginari o riproducono la realtà, il protagonista viene rapito dalla nuova invenzione e non pensa ad altro, tanto che gli amici iniziano a crederlo pazzo suggerendogli di sottoporsi a delle cure.  Per Phalke è amore a prima vista ma anche follia, perché quando si inizia ad amare il cinema questa meravigliosa creatura è in grado di rubare tutti i pensieri e trascinare con sé.
Seguiamo l’aspirante regista nei suoi esperimenti per familiarizzare con un nuovo mondo, registriamo le tappe della sua  progressiva conoscenza del fenomeno, l’apprendimento delle tecnologie attraverso fatiche e sacrifici, buone intuizioni e piccoli passi. Phalke può contare sul supporto della sua famiglia, che lo assisterà anche nei momenti più difficili, la moglie e il figlio maggiore condividevano la stessa passione e credevano nella possibilità di un suo successo. Il film propone dolci scene di vita familiare, gli studi svolti insieme alla moglie, gli scherzi che la coppia amava scambiarsi, la nascita della figlia Mandakini, che anni più tardi reciterà in alcuni progetti del padre.
Phalke, come appare in Harischandrachi Factory, è una fusione tra artista e businessman, un uomo creativo e appassionato  ma anche lungimirante e attivo nella promozione delle sue pellicole. Lo vediamo intento a studiare strategie pubblicitarie per attirare un pubblico numeroso, cercando di scacciare le superstizioni che vedevano nella proiezione di un film un fenomeno di magia nera. Il suo sogno era costruire una vera prima industria cinematografica in India, nella quale il lavoro di attori, tecnici e cineasti fosse considerato una professione rispettabile, al pari delle altre attività produttive, da qui il termine “Factory” , che ritroviamo anche nel titolo.  Il film ci mostra come Phalke cercasse con ogni mezzo di motivare i propri dipendenti facendo in modo di non farli sentire  “svergognati” o “perditempo” ma diligenti operai di un’industria, un lavoro di squadra che richiede dedizione e impegno.
Per risolvere la carenza di attori Phalke recrutò anche membri della sua famiglia e impose agli interpreti una rigida disciplina per facilitare l’impersonificazione.  Andando contro le regole del tempo il regista ha insistito fino all’ultimo per scritturare delle donne nei ruoli femminili ma il cinema non era considerato un lavoro rispettabile, nessuna donna a suoi tempi accettò di recitare di Raja Harishchandra e l’autore  fu costretto ad affidare a un uomo la parte di Taramati.
Nel 1913 il regista si dedicò a girare alcuni sketch appositamente pensati per illustrare al pubblico gli aspetti pratici della costruzione di una pellicola, possiamo quindi  avere un’idea del regista  mentre si dedica al montaggio, alla composizione delle scene, mentre istruisce i suoi attori o assiste alla creazione dei set. In occasione del centenario della nascita del Cinema Indiano è uscita una copia in dvd di ciò che resta dell’originale film muto (alcune parti sono purtroppo andate perdute),  nei contenuti speciali si possono scoprire dei brevi filmati che mostrano un D.Phalke non troppo diverso dal personaggio pensato da Paresh Mokashi per Harischandrachi Factory

Il mio giudizio sul film : ****  4/5

ANNO: 2009
LINGUA : Marathi
REGIA: Paresh Mokashi

CAST:
Nandu Mahdav ………….. Dadasaheb Phalke
Vibhavari Deshpande …………………. Saraswati

COLONNA SONORA: Narendra Bhide


QUALCOS’ALTRO
L’Art Director di questo film è un nome illustre nella storia odierna del cinema indiano: Nitin Chandrakant Desai , art director, produttore, impreditore nonché titolare degli splendidi (e immensi) ND Studios di Karjat dove è stato costruito anche il set del maestoso Jodhaa Akbar.

Solo alcuni dei premi e riconoscimenti conquistati dalla pellicola: 
Best Film – Ahmedabad International Film Festival  (2009)
Best Film – Kolhapur International Film Festival (2009)
Best Director – Pune International Film Festival (2009)
Best Film, Best Director, Best Art Director - Maharashtra State Film Awards
Selezionato a rappresentare l’India all’edizione 2009 degli Academy Awards, il film ha concorso per l’Oscar nella categoria Best Foreign Language Film.


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